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Porsche, amata da sempre anche dagli artisti più ecclettici. Daniel Arsham e la sua Porsche, storia di un grande amore

  • Immagine del redattore: Angela Piazza
    Angela Piazza
  • 9 set 2024
  • Tempo di lettura: 2 min

Porsche di Daniel Arsham

Nato a Cleveland nel 1980, si trasferisce a Miami, dove fonda lo spazio indipendente The House, grazie al quale conosce il gallerista Emmanuel Perrotin con cui lavora dal 2005.

Daniel Arsham è un artista “che ha frantumato i confini fra arte, architettura, design e fashion” come scrisse di lui Virgil Abloh nell’introduzione a una sua monografia, pubblicata da Rizzoli nel 2018. Break Through Walls (abbattere i muri) s’intitolava il testo del designer e direttore artistico di Louis Vuitton, scomparso nel 2021, simbolo di quella visione libera e trasversale che tuttora plasma la creazione artistica di Arsham.



Com’è la sua arte?

Difficile riassumere in poche parole la sua arte, perché l’artista è un vero e proprio viaggiatore spazio-temporale che indaga il passato e lo scorrere incessante del tempo attraverso le opere che hanno segnato la storia dell’arte come con la Venere di Milo (Blue Calcite Eroded Venus of Milo -2019).

E poi, il suo è un mondo è costellato da muri. Muri bianchi, muri sfondati o crollati, muri che si espandono nello spazio per creare sistemi di stalagmiti e stalattiti o per dare forma a misteriosi contesti architettonici, aprendosi verso scale, porte, corridoi senza via d’uscita.

Il muro per Arsham è metafora dello spazio, dell’architettura, dell’ambiente creato dagli uomini. Infatti, da grande ammiratore dell’artista e architetto americano Gordon Matta-Clark e del Minimalismo, prova continuamente ad abbatterlo.

“L’intero progetto archeologico a cui sto lavorando da almeno dieci anni immagina come verremo visti nel futuro”, spiega Arsham .“Tutti gli oggetti che produciamo oggi fra mille anni saranno reperti archeologici. Molti sono già vecchi. Alcuni sono già progettati con l’idea dell’obsolescenza. Produciamo oggi le rovine del futuro. E non è una visione pessimista. È solo un dato di fatto. Per un artista come me, il mondo del design, del car-design, dell’architettura e della moda, sono forme, culture, linguaggi fondamentali del contemporaneo”.






Appassionato di Porsche?

Arsham ama le auto, ma soprattutto le Porsche. Ha esposto al Petersen Automotive Museum di Los Angeles una serie di sculture di auto a grandezza naturale, cristallizzate in selenite, quarzo, pirite, cenere vulcanica e ametista che sembrano reperti archeologici coperti da una coltre opaca, con tagli ed erosioni che ne mostrano gli ingranaggi, parti del motore e dell’elettronica interna. Tra cui la Blue Calcite Eroded Porsche 911 (2022), una delle sue preferite in assoluto.

“Da bambino disegnavo continuamente la Porsche. È la macchina che ho sempre amato, quella dei sogni, avevo anche un poster in cameretta. Poi un giorno ho potuto lavorare direttamente con l’azienda e interpretare l’etica del suo design. Una delle cose che amo di più della 911 è che è uno dei pochi oggetti che non invecchiano. Dal 1965, quando hanno sviluppato il primo prototipo, ha una forma che si modifica con lo spirito dell’epoca, come una macchina del tempo che ne distilla il vero Zeitgeist”.

Altro dettaglio inerente alla sua passione, e da non trascurare, è il piano terra della sua casa a Manhattan, dove ha parcheggiato la sua amata Porsche 964 Carrera verde menta del 1991. L’artista, infatti, aveva un grande desiderio: avere un garage. Come racconta lui stesso l’auto è molto importante per me. Sono molto esigente e il garage deve essere pulito e chiuso”.



Testo: Angela Piazza

Foto: Daniel Arsham


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